Decine di migliaia di migranti africani protestano nel centro di Tel Aviv e lanciano uno sciopero di tre giorni
Ilan Lior אילן ליאור
Revital Levy-Stein רויטל לוי-שטיין
Tradotto da Francesco Giannatiempo
‘Vai dal Ministro degli Interni per ottenere un visto, ci sono lunghe code, alla fine non hai il visto. Sei sulla strada, ti prendono senza un visto – vai in galera. ‘
Migranti africani portano uno striscione durante una protesta a Rabin Square, Tel Aviv – 5 Gennaio 2014
Foto Reuters
Decine di migliaia di migranti africani hanno organizzato una protesta a Rabin Square – Tel Aviv domenica mattina contro i tentativi di radunarli e mandarli in un centro detentivo.
“Si alla libertà, no alla galera,” ripetevano in coro i protestanti al raduno di Tel Aviv, in cui vi erano diverse dozzine di israeliani.
Separatamente, centinaia di migranti hanno organizzato un raduno a Eilat, città balneare dove molti africani richiedenti asilo o lavoratori migranti trovano impiego nell’industria del turismo.
“Vogliamo che il governo presti attenzione alle persone,” ha detto Konda, un cittadino sudanese che è uno dei leader della protesta e che non voleva essere identificato con il nome completo. “Tutte le porte sono chiuse. Le persone non sanno dove andare e cosa fare. La polizia di frontiera e per l’immigrazione lavora tutto il tempo per catturare le persone. Vai dal Ministro degli Interni per ottenere un visto, ci sono lunghe code, e alla fine non prendi il visto. Sei sulla strada, ti prendono senza visto – vai in galera. Gran parte delle persone ora sono in prigione. Vogliamo dire che meritiamo di vivere, meritiamo diritti umani.”
Centinaia di richiedenti asilo, tra i 49.000 migranti stimati dall’Eritrea o dal Sudan presenti in Israele, sono stati presi in custodia o intimati a presentarsi a un centro di detenzione durante le ultime due settimane.
Gli organizzatori della protesta hanno detto ai lavoratori eritrei e sudanesi di saltare il lavoro da domenica a martedì. Si prevede che lo sciopero non ufficiale colpisca i tanti ristoranti, caffè, hotel e imprese di pulizie che impiegano migranti africani.
“Il nostro sciopero non è un atto contro i datori di lavoro, ma una forma di protesta,” riporta la dichiarazione rilasciata dagli attivisti per i diritti umani coinvolti nella protesta. “Siamo coscienti del rischio di sciopero, di essere soggetti a perdere il nostro lavoro e le nostre entrate. Questo passo è voluto per chiarire alla società israeliana: Siamo fuggiti fin qui a causa del pericolo che correvamo nei nostri paesi di origine. Stiamo cercando asilo politico. Come ogni persona, vogliamo anche guadagnarci un reddito per vivere dignitosamente – ma il lavoro non è la ragione per cui siamo venuti in Israele.”
Gli organizzatori della protesta stanno richiedendo che venga revocata la legge di autorizzazione per l’apertura del centro di detenzione Holot, oltre che Israele fermi le retate di migranti e che rilasci tutti quelli imprigionati secondo la nuova legge. Richiedono anche che Israele onori la Convenzione per i Rifugiati dell’ONU ed esamini in misura ragionevole tutte le richieste di asilo.

Il Campo di Detenzione Holot, a sud di Gaza, nel deserto
I migranti intendono contattare il rappresentante per i rifugiati delle Nazioni Unite e le ambasciate estere in Israele per chiedere all’organismo mondiale di fare pressione su Israele “affinché si assuma la sua parte di responsabilità per i richiedenti asilo.”
Gli organizzatori hanno cercato il permesso per una marcia attraverso Tel Aviv, sebbene non sia stato loro concesso. Si stima che lo scorso mese 1.000 migranti sudanesi ed eritrei, insieme ad attivisti per i diritti umani israeliani, hanno marciato attraverso le strade di Tel Aviv per sollecitare il governo a considerare le richieste di asilo dei migranti africani e rilasciare i 3.000 circa tenuti sotto custodia israeliana.
Il centro detentivo Holot, aperto di recente, viene considerato un centro di detenzione aperto, perché i migranti lì detenuti hanno il permesso di uscire durante le ore diurne, ma devono presentarsi per l’appello tre volte al giorno, nello sforzo di impedire loro di ottenere un lavoro. La struttura “dovrebbe essere chiamata prigione,” dice un volantino che annuncia lo sciopero.
“Il nostro unico peccato è che siamo scappati dalla persecuzione politica, dal servizio militare coatto/forzato, dalla dittatura, dalla guerra civile e dal genocidio,” recita il volantino.
Gli organizzatori stanno organizzando un incontro di programma per i migranti africani lunedì mattina a Levinsky Park – Tel Aviv, per discutere i prossimi passi della protesta.
AFP

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AP
Per concessione di Tlaxcala
Fonte: http://www.haaretz.com/news/national/1.567097
Data dell’articolo originale: 05/01/2014
URL dell’articolo: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=11036