Le elezioni anticipate in Grecia non possono prescindere da ciò che si è andato costituendo come uno stato sub_totalitario, Ue_ro usurato e tele_comandato. Tra le pieghe della disperazione e della reazione, gli /-\narchici hanno saputo dimostrare il valore dell’autodeterminazione, dell’autorganizzazione. Intervistati nel gennaio 2013, rappresentano la reale opposizione alla situazione della Grecia che, se possibile, nel frattempo è ulteriormente peggiorata.
Facendo seguito ai due post precedenti – Grecia, Elezioni: Progressismo e Finanziarizzazione Sociale pro Fortezza Ue_ropa e Alexis Tsipras, versione 3.0: cooptato dalla Santa Alleanza dei sociocratici e dei gesucratici – in cui si rilevano notevoli e rimarcabili spunti di riflessione sulla situazione greca, trovo necessario affrontare un passaggio che torna ancora più indietro nel tempo, per proiettarsi nel prossimo futuro della Grecia.
E proviamo a parlare di libertà. O della sua esigenza sociale che passa attraverso un momento basilare:
l’/-\utodeterminazione!
In Grecia, la necessità di autodeterminarsi – e prim’ancora: di autorganizzarsi – è stata fondamentale da subito, in contemporanea con chi aveva e con quanto fosse stato deciso dovesse divenire la penisola/e greca: una periferia ghettizzata e de_strutturata di umanità. Quando vivi sulla tua pelle il tracollo sociale spinto da chi ha deciso di impegnare la tua vita al monte di pietà di un immane usuraio, diventa esistenziale appellarsi all’esigenza di libertà, impugnando e opponendo una resistenza fatta di ispirazioni radicali libertarie.
Da ciò che i mainstreamer passano come notizie (i sondaggi per le imminenti elezioni, la disoccupazione, la restituzione del debito imposto o la sua ripianificazione, etc), difficilmente si può comprendere quale siano i vissuti quotidiani di lotta. Quella reale e non virtuale.
Tra gli esempi mediamente taciuti – sebbene sempre e facilmente rintracciabili in rete – ci sono le proteste alle miniere d’oro di Skouries (Macedonia) e la vicenda del licenziamento delle 595 lavoratrici del settore pubblico delle pulizie (Tlaxcala via Informazione Libera), a cui è seguita una giornata internazionale di solidarietà nello scorso settembre 2014. Queste donne, insieme ad altri – mentre la cosiddetta sinistra radicale di Syriza pensava ad altro ma non a manifestare un duro dissenso e bloccare il massacro sociale – hanno costituito un esempio tra gli esempi della protesta.
E chi protesta – radicalmente – in Grecia c’è. L’esempio degli Anarchici è emblematico: la caccia alle streghe operata per mano dei mastini neonazi di Alba Dorata – e non opposta dalle istituzioni, anzi senz’altro avallata se non ordinata – ha prodotto pestaggi e incarceramenti. Per dare un esempio, si dia una lettura ampia e approfondita al blog di Atene Calling!
Le elezioni anticipate, mentre la società greca è stata vittima di una disgregazione senza limiti, come di una devastazione impunita, sembra che facciano parte di quello che il circo democratico necessita: una buona lavata di faccia, una ri_produzione rappresentativa. Non rari sono gli esempi di induzione a elezioni per “esigenze democratiche”. Se l’esportazione del modello democratico westsided– di cui gli USA sono il campione indiscusso – vive di guerre e rovesciamenti al potere decisamente palesi, quello che in italiastan funziona come Dolce Stil-neofascista trova un suo complemento nelle elezioni anticipate greche: meglio dare l’impressione fotografica di una scelta dal basso, che tergi_versare in politiche imposte dall’alto.
Un concetto per niente inedito su unlucano e che può essere rintracciato in quello che Guy Debord chiamava società dello spettacolo. Sebbene fondato su altri concetti e mire, la lettura di quest’articolo a firma di Andrea Pesce dal titolo Metamorfosi neo-capitalistica| Da Pier Paolo Pasolini a Guy Debord. La società dello spettacolo e la metamorfosi neo-capitalistica in attività contemplativa (ri-ribloggato da Tlaxcala e pubblicato su SinistrainRete – momentaneamente irrintracciabile!), aiuta a leggere meglio la realtà e collegarla indirettamente a quella greca: l’acculturazione massmediatica ha trasformato – trasfigurandola – la percezione del reale. Da qui lo spettacolo (in)_democratico o falsamente emancipatorio – come la chiamata al voto per dubbia impasse istituzionale (ne abbiamo viste tante anche in italiastan, superate ultimamente dal Dolce Stil-neofascista italiota!).
Ad ogni modo, per reale o surreale che il blocco istituzionale sia, la realtà greca viene coercitivamente chiamata a scegliere. Cosa? I propri rappresentanti di un nuovo governo. Tra chi? Tra gli stessi protagonisti – o la maggior parte di loro – che hanno avallato e/o tollerato l’auto-distruzione. Se a un neodemocratico Samaras de “L’Europa o caos” (cit.) si oppone l’entrata sulla scena di Tsipras, il radical-sinistroide di una “libera Grecia in libera Fortezza Ue_ropa” (parafrasi dell’ecumenica di Tsipras), bisogna sempre fare i conti con Alba Dorata! Intanto, il battage pubblicitario dei sondaggi imper_versa inarrestabile, concimando il letamaio borsistico.
La Grecia, da paese-periferia Ue_ropea, è stata trasfigurata in un lager per migranti, in cui – come accaduto di recente con l’inchiesta Mafia Capitale (Roma) – le mani degli appalti toccano anche i terribili viaggi dei migranti. Cioè, si parla di un’economia sui lager per migranti (la propaganda parla di centri per l’accoglienza, tanto per fare chiarezza).
Questo è uno degli esempi del tardo-neo_capital/colonialismo neoliberistico che determina l’attuale materialismo storico Ue_ropeo. Nella crisi globale di sistema invece che solo economico-finanziaria, e mentre i macro-ragionamenti passano per i cartografi del pensiero – i “tordesillanos” contemporanei USA/Ue_ropa, TTIPpers della proprietà industrial-intellettuale ovvero brevettatori del copyright sociale, del pensiero come della vita – non mi stancherò mai di riportare alla memoria collettiva la lettura de L’Antiedipo di Gilles Deleuze e Félix Guattari.
Credo di averlo già citato da qualche parte sull’entropica di unlucano. E, comunque, non è neanche questa l’occasione per approfondirne i temi, data la sua dimensione particolarmente dirompente e difficilmente riassumibile in poche parole: sarebbe come dire/scrivere due note sull’Ulisse di Joyce, o cercare un riepilogo a Thomas Pynchon: operazione possibile, sebbene improbabile, e comunque dequalificante e insignificante.
Precedente a Millepiani – ne L’Antiedipo vengono dati tutti gli strumenti possibili affinché si possa attuare una emancipazione, un affrancamento dagli istituti che regolano e normano l’Occidente psicoticizzato, come oggi – a distanza di decenni – avviene per la quasi totalità del globo: disinnescare alla base la produzione del desiderio, sia per ciò che riguarda la paranoia fascista che per la schizofrenia rivoluzionaria, andando a riempire il perenne vuoto funzionale al sistema repressivo: il desiderio del sociale.
E altrettanto non mi stancherò mai di ricordarne l’importanza storica, vieppiù rappresentata dal momento temporale in cui questo lib(e)ro ha visto la luce: la data di pubblicazione de L’Antiedipo – 1972 – è chiaramente emblematica del passaggio da un realismo di lotta a un iperrealismo surcodificato per tele_imbonimento – qualsiasi i mezzi di trasmissione o mediazione utilizzati per trasformarci e rivalutarci ciclicamente in consumatori da etichettare e consumare. E’ una critica fondante e devastante, che deve essere ri_usata in pieno ri_ciclo eco/sistemico per contrastare e liberare la realtà attuale. Visto che non fa altro che preconizzarla e cercare di dare gli strumenti per cambiarla: la schizofrenia rivoluzionaria deve riappropriarsi del desiderio, altrimenti rimane fallimentare.
Desiderio di micromolecole che tengano in vita la macchina desiderante, invece di essere molari e apparati dell’organismo che le dirama, prolungando/potando l’arborescenza del Potere a seconda delle esigenze punitivo\repressive.
Niente di particolarmente lontano dalla capacità metamorfica che il neocapitalismo continua ad adoperare, deterritorializzandosi e confinando alle proprie periferie ciò che intende produrre nelle società a esso af_filiate. Fino alle istanze, che taluni ritengono più pragmatiche di altri – ma più verosimilmente e meglio imbonitrici o superficialmente risolutive di altre – che vengono sempre rappresentate nell’assurda questione dicotomica: sistema o caos?
Il caos – assurdamente ritenuto “disordine, confusione” – è archè di libertà. Meglio leggerlo come anarcaos. Il caos, finanche quello demiurgico di Platone, è stato trasformato in iperurgenza di riempimento del vuoto con il voto, mera speculazione democratica.
Che diviene una necessità produttiva demo(pluto)grafica: dal privato della famiglia sul modello dispotico-edipica si priva la socialità del desiderio di libertà e si nuclearizza la produzione imperial-capitalistica con un richiamo all’ordine. Praticamente: meglio ri_votare e dare l’impressione [positivo>su>negativo] che sia la popolazione a scegliersi il boia, rinvigorendo così l’esercizio democratico nella sua accezione colonialistica. Quindi, più una PS(f)eudo-libertà che l’efficace manifestazione di autorganizzazione sociale, de_costruttrice dello stato.
Le paure dello spazio aperto e del tempo indefinito, insomma, hanno generato nei secoli l’esigenza della finitezza. Parlare anche di Entropia aiuterebbe a rendere più o meno visibile l’esigenza di libertà di cui dobbiamo avere desiderio: libertà sociale e non solo sentirsi liberi di essere. Perciò, non confini, ma sconfinate pulsioni che amplifichino l’esigenza di socialità. E non di società, ovvero di una SpA inc_orp:orante, agenzia feudale nel suo patto fiduciario unilaterale trust/produzione del diritto/potere. Spa_zio e Tempo, in cui l’Essere viva e desideri, rivoluzionando il sistema oltre la schizofrenia.
E non è un caso, invece un’esigenza, che uno dei Tal_es pubblicati su questo blog, tra l’altro, abbia come apertura il desiderio sociale di Grecia: Dell’Essere al Tempo delle Recinzioni| tra_miti e re/visioni passeggiando per ankon .
L’anarchia e l’anarchismo, anche questi, sono argomenti intraducibili in poche righe. E per altro, non risolutori tout court di un’aspirazione più ampia da rintracciarsi nell’
/-\utodetermin’azione!
In Grecia non ci sono dei Ne(r)d Ludd qualsiasi a cercare di radicalizzare la lotta e la protesta: ci sono persone che si sono op_proposte, tutt’altro che solo es_poste. E quella che segue è una riproposizione del desiderio di socialità autorganizzata e libera, benché non entropica, ma certamente dis_funzionale al sistema. E pro_positiva:
Intervista ad anarchici greci sulla situazione in Grecia
di Sean Matthews – Workers Solidarity Movement
Martedì, 22 Gennaio 2013
fonte: Anarkismo.net
Lo scorso weekend in una delle più ampie dimostrazioni di forza dell’ultimo decennio, migliaia di anarchici hanno manifestato contro lo sgombero violento degli squats di Villa Amalias, di Skaramagka e di Patision Streets ad Atene ed anche contro il clima molto pesante di repressione che la polizia e lo Stato hanno sviluppato nel paese degli ultimi mesi. Qui sotto l’intervista con uno dei più numerosi gruppi anarchici greci – il Movimento Anti-Autoritario (AK) sull’attuale fase politica e sociale in Grecia, sulla minaccia rappresentata dall’estrema destra e naturalmente sull’intervento del movimento anarchico. [English]
Potete darci qualche elemento di contesto sulla crisi in corso, sul programma di austerità in Grecia e sui suoi effetti sulla classe lavoratrice?
La crisi attuale ha colpito la società greca in profondità. La disoccupazione e la povertà sono aumentate enormemente. Ci sono famiglie senza cibo o senza elettricità. Ogni giorno che passa ci sono persone che perdono il loro lavoro. Un sacco di persone se ne vanno all’estero per cercare lavoro. E noi pensiamo che questo sia solo l’inizio. Siamo di fronte davvero ad un altro esperimento della “dottrina dello shock”.
L’anarchismo ha forti radici in molte zone del mondo. Quando si è sviluppato in Grecia e quali sono adesso i suoi punti di forza e di debolezza?
Gli anarchici sono presenti in Grecia dal 1900. Tuttavia, la grande crescita del movimento anarchico greco si è avuta negli anni ’80. Ci sono tanti punti di forza e di debolezza. Possiamo menzionare la partecipazione e la solidarietà alle lotte sociali dei lavoratori, degli immigrati o dei detenuti, la forza dei giovani, la lotta contro la repressione e contro il capitalismo. Bisogna fare una menzione speciale della lotta e degli scontri contro i tagli e le misure di austerità del FMI.
Che cos’è il Movimento Anti-Autoritario (AK), a quale tipo di attività e di lotte partecipa in termini di campagne sindacali e sul territorio?
AK è una rete di assemblee in alcune città del paese. Partecipiamo ad una varietà di lotte. Al momento la nostra campagna principale è quella a supporto dei lavoratori della fabbrica “VioMe”, che sono in procinto di prendersi la fabbrica per lavorarci in modo auto-organizzato, poi c’è la lotta in solidarietà con gli abitanti di Halkidiki, Kilkis e Tracia, contro le miniere d’oro che verranno aperte in queste regioni (un investimento veloce e diretto che sarebbe una catastrofe per loro) ed in genere il sostegno alle lotte locali contro la scelte catastrofiche e sfruttatrici dello Stato e del capitale. In Tessalonica facciamo parte anche di 2 centri sociali (“Micropolis” e “Scholeio”), in cui al momento stiamo cercando di creare nuove forme auto-organizzate e strutture di solidarietà economica e sociale per rispondere alla crisi e per lavorare verso la proposta di un diverso stile di vita, in una società diversa. Come vedi, la situazione oggi è critica in Grecia e ci sono fondamentalmente 2 strade da scegliere: l’abbruttimento di massa o la creatività. In questo processo noi collaboriamo con un sacco di persone e di gruppi in Tessalonica ed in tutta la Grecia, che lavorano a progetti simili ai nostri. Infine, ma non ultimo, il nostro impegno nella lotta antifascista che costituisce un fattore cruciale dato che il partito neo-nazista in Grecia continua a crescere….
Quanti anarchici sono detenuti nelle carceri greche?
Ce ne sono più di 20. Per lo più sono accusati di lotta armata.
Molta stampa estera come il giornale “The Guardian” ha posto l’enfasi sulla preoccupante crescita del partito di estrema destra Alba Dorata, facendo confronti con la Repubblica di Weimar dei primi anni ’30.
Chi sono questi e cosa fanno gli anarchici e gli anti-fascisti per combattere la loro influenza?
C’è una crescita dei neo-nazisti e non solo del partito di estrema destra Alba Dorata. Non solamente la crisi, ma anche lo Stato hanno procurato questa crescita. Alba Dorata è sempre stato uno strumento nelle mani dello Stato, laddove la polizia non poteva intervenire. Lo Stato ha agito in modo più nazista degli stessi nazisti. La creazione di centri di detenzione per rifugiati, le percosse contro i manifestanti, contro i rifugiati, le recenti torture di anti-fascisti nei commissariati di polizia, la ben nota fratellanza tra la polizia ed Alba Dorata (il 50% della polizia ha votato per loro)… Tutto ciò sta portando ad una crescita dei nazisti.
Con lo sviluppo di Alba Dorata, c’è stato anche uno sviluppo del movimento anti-fascista. A parte l’informare la società sul ruolo di Alba Dorata e sui suoi rapporti con la polizia, c’è anche una lotta per tenerli lontano dalle strade e per minimizzare la loro presenza nella società. Finora, sembra che siamo in grado di farlo, nonostante l’appoggio che loro ricevono dallo Stato.
Qual è la vostra visione sulla crescita del partito di estrema sinistra Syriza? E’ stato votato dal molti anarchici nelle ultime elezioni?
Prima di tutto, Syriza non è per niente un partito radicale. Ricordiamo il benvenuto datogli dopo le ultime elezioni. “Diamo a Syriza il benvenuto nell’inferno autoritario”. Syriza ha ottenuto questo risultato grazie al movimento di Piazza Syntagma, ma non è il movimento. E’ un partito di sinistra che lotta per il governo. Non sappiamo quanti anarchici abbiano votato per Syriza. Possiamo dire che la nostra assemblea – in Tessalonica – non ha votato affatto.
Nonostante più di una dozzina di scioperi generali, l’attuale governo di Nuova Democrazia continua ad imporre feroci misure di austerità su ordine del FMI e della UE. Quale pensate sarà il prossimo passo e quale ruolo dovrebbero svolgere gli anarchici in queste lotte?
Non è facile prevedere la prossima mossa. Una cosa abbiamo capito, dopo aver lottato per 3 anni contro un regime deliberatamente repressivo, e cioè che i modi “tradizionali” di lottare contro le loro politiche non sono efficaci in questa situazione. Per cui oggi, stiamo cercando di creare nuovi legami con diverse parti della società che possano aiutarci a resistere ed a costruire qualcosa di nuovo. Cerchiamo di dimostrare alla società che c’è un’alternativa senza lo Stato e senza il capitalismo. E’ una strada dura ed in salita, lo sappiamo, ma non lotteremmo per questo se non pensassimo che può essere possibile. Noi non parliamo a nome di tutti gli anarchici, ma solo delle nostre scelte e della nostra strategia come AK.
Quale ruolo possono avere gli anarchici degli altri paesi per aiutare il movimento greco?
La solidarietà è la cosa più importante in questo momento. La solidarietà aiuta le persone a lottare e dà coraggio. E’ vitale anche fare pressione sulle autorità. Dà speranza vedere che ci sono compagni e persone fuori della Grecia che ci sono vicini e che seguono ciò che accade qui. Così non ci sentiamo soli in questo attacco da parte dello Stato e del capitale. Inoltre noi siamo sempre disponibili ad incontri ed a collaborazioni con gruppi e collettivi europei ed in particolare dei paesi PIIGS per condividere riflessioni, esperienze e forme di lotta. Non dovremmo essere soli in questo momento. Voi non dovreste essere soli. Dobbiamo stare insieme. Per queste ragioni lo scorso anno abbiamo partecipato alla rete anticapitalista europea M31 (http://march31.net/).
Traduzione a cura di FdCA-Ufficio Relazioni Internazionali.