Questa è un’altra delle fotografie della Grecia in vista delle prossime elezioni anticipate. E’ un focus su Alexis Tsipras, su ciò che rappresenta o vuol rappresentare, in una versione 3.0 che supera tutto quanto è stata la sinistra fino all’avvento infausto della Fortezza Ue_ropa. Adulterata, vieppiù, da sociocratici e gesucratici – neologismi azzeccatissimi da Fausto Giudice – per definire l’opera di cooptazione di questa che è nient’altro se non una nuova Santa Alleanza.
La lettura, la descrizione, le riflessioni e le citazioni che Fausto Giudice ha reso nel suo brillante articolo dello scorso 6 ottobre 2014, costituiscono una base logica, motivazionale e senz’altro filosofica del vuoto sinistro delle sinistre. Essendo, tra l’altro, uno stimolo a superare i simulacri e a ricercare la libertà nell’autodeterminazione – concetto sempre presente su unlucano (/-\).
Ovviamente, e come potrete leggere, non è una critica deliberata e senza motivi. Si tratta delle considerazioni di Fausto Giudice – giornalista freelance internazionale, scrittore, blogger, traduttore, editore, militante zapatista e moltissimo altro – che, partendo dalle vive immagini del suo (e nostro) passato, approda al personaggio Alexis Tsipras. Entra nel vivo della questione con lo sguardo implacabile di chi la sinistra l’ha vista crescere e traformarsi più volte, e a cui ha dato un inconfutabile contributo radicale personale.
In questo momento storico, in cui praticamente la sinistra non esiste – non almeno nelle forme a cui siamo abituati a vederla muoversi – e cerca una improbabile coesistenza capitalistica, una verniciatura ri_generativa pescando dalla generazione X, la vicenda della Grecia è comunque paradigmatica: Syriza – sinistra radicale – è dotata di un leader che dovrebbe fungere da neo-premier ereditando un paese la cui società sta resistendo al macello Ue_ropeo e coesistendo con destre imposte e mastini del potere neonazisti, pur dovendo rispondere all’esigenza da lui stesso sbandierata di “rimanere nell’euro”.
La Germania, ex-fucina della socialdemocrazia, in questi giorni si espone per bocca del vicepresidente del gruppo parlamentare CDU/CSU Fuchs, dichiarando che la Grecia non è più funzionalmente sistemica all’area euro, perciò non più degna del paternalismo imperialistico del neo-prussianesimo Ue_ropeo (Merkel: La Grecia non è più necessaria all’euro. Non vi salveremo più – Vocidallastrada, fonte L’Antidiplomatico).
Alexis Tsipras, uno dei capi della moderna e contemporanea sinistra, nonché probabile meteora della galassia di questi n/teo-dem in tait/tight Ue_ropeo d’importazione usamericana, porta nel suo viaggio due limiti contraddittori intrinseci: come fa uno di sinistra radicale (ricordiamo che nella sua cavalcata alle scorse Ue_ropee, in italiastan si è presentato sponsorizzato da SEL, ufficialmente la versione radicale dei resti della sinistra italiota) che deve obbligatoriamente risollevare le sorti della socialità – primaria esigenza del popolo greco – continuare a tranquillizzare la Troi©a sulla soluzione socio(po)_litica di continuità insostenibile della permanenza nell’euro – causa dell’usura finanziaria o della più ampia opera di finanziariazzazione di cui parlava l’economista Lapavitsas riportato nel precedente post pubblicato su unlucano?
Ecco, Fausto Giudice delinea in maniera eccezionale e oggettivamente lucida, nonchè stimolante, le mille e più contraddizioni sistemiche, che naturalmente superano il solo Alexis Tsipras e volgono lo sguardo a quello che può essere definito lo spettro-grammofono della periferia mediterranea all’interno della Fortezza Ue_ropa. E poi, come non aderire alla solidarietà per il popolo greco, la cui soluzione può essere solo e solamente quella dell’autodeterminazione, all’infuori di ogni settarismo propagandistico? Tutto il resto è solo un simulacro!
Ringraziandolo per quest’articolo, specifico ancora una volta che, nonostante abbia riportato alla fine i link di Tlaxcala, l’ho ripescato da La Pluma e da appunti personali – sempre a causa della momentanea interruzione del sito ufficiale, ora disponibile in versione blog.
Alexis Tsipras, versione 3.0: cooptato dalla Santa Alleanza dei sociocratici* e dei gesucratici**
di Fausto Giudice Фаусто Джудиче فاوستو جيوديشي
tradotto da Francesco Giannatiempo
È da qualche anno che so dell’esistenza di Alexis Tsipras, già da quando era il giovane e sconosciuto capo di un gruppetto sinistroide di cui nessuno aveva mai sentito parlare al di fuori del suo paese, la Grecia. È stato mentre navigavo in rete che mi sono per caso imbattuto in un video di un gruppo di studenti che si dedicavano a una specie di spettacolo di bondage su Tsipras che, ridanciano, si lasciava legare seduto su una sedia.
La mia prima reazione è stata: «Ach! Die junge Garde des Sekretariats! » La giovane guardia del Segretariato: nella Germania degli anni 70 così venivano chiamati i giovani socialisti, generalmente di tendenza sinistroide che, una volta passata la trentina, si convertivano in ras del partito socialdemocratico. Fenomeno che ha accomunato tutta la socialdemocrazia europea.
Per la mia generazione, impregnata della storia delle rivoluzioni schiacciate in Europa, la socialdemocrazia originale – tedesca e scandinava – all’incirca nel 1919 smise di essere un partito della classe operaia per convertirsi nel migliore dei casi (nella Vienna rossa degli anni 20) in un partito per la classe lavoratrice.
Quando nel 1918, la classe operaia e i soldati tedeschi si ribellarono, guidati dalla Lega di Spartaco di Rosa Luxemburg e Wilhelm Liebknecht, chi c’era a capeggiare la repressione? Il socialdemocratico Noske, presto soprannominato il Bluthund (il segugio), per aver dichiarato da ministro della guerra: «Abbiamo bisogno di qualcuno per il ruolo di segugio: non temo queste responsabilità ». Appoggiato dal suo partito, allora guidato da Friedrich Ebert che presto sarebbe diventato il presidente della Repubblica di Weimar, fu Noske a organizzare il massacro degli operai e dei soldati organizzati nei consigli (soviet) avvenuto a Kiel e poi, nel gennaio del 1919, a Berlíno. I loro Freikorps (paramilitari), tra i moltissimi, assassinarono Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht.
Il sestetto di «commissari del popolo» socialdemocratici
che proclamano la Repubblica di Weimar
« Wer hat uns verraten ? Sozialdemokraten. Wer hatte recht? Liebknecht ! » (Chi ci ha tradito? I socialdemocratici. Chi aveva ragione? Liebknecht) : questo ritornello «rosso» degli anni venti tornò di moda negli anni sessanta, quando i giovani radicali – la «generazione del 68», prima del manifesto – si contrapponevano alla socialdemocrazia alleata (di già? Beh, sì!..) in una «grande coalizione» con i democristiani, implementando così il proprio «aggiornamento» che risale al 1959, anno in cui a Bad Godesberg il SPD (Sozialdemokratische Partei Deutschlands; partito socialdemocratico tedesco) in maniera ufficiale e definitiva aveva abbandonato qualsiasi riferimento marxista, adottando come motto «il mercato per quanto possibile, l’intervento pubblico finché necessario».
Tra il 1920 e il 1960, molta acqua è passata sotto i ponti di Berlino: alla caduta del regime nazista, i nostri bravi socialdemocratici, ritornando nel gruppone dei «liberatori» alleati, si misero naturalmente al servizio di questi ultimi, mentre i loro cugini comunisti si lanciarono nell’avventura di un socialismo prussiano all’ombra del Grande Fratello sovietico.
E fu così che in 40 anni ci siamo trovati due Germanie al prezzo di una. Quando gli studenti in rivolta distribuivano volantini nelle strade di Berlino, Monaco, Amburgo e Francoforte contro la guerra in Vietnam, contro le leggi straordinarie stabilite dalla « grande coalizione» nera e rossa, il tedesco medio che si trovava a passare gridava loro: « Se non sei felice, vattene all’altro lato », in altre parole: «Se il nostro paradiso democratico-capitalistico non ti conviene, vattene a vivere all’inferno tedesco dell’Est, quello del “socialismo reale” ». In Grecia, il discorso quotidiano di Samaras (primo ministro di destra) e di Alba Dorata (gruppo nazista) contro i «rossi» ripete soltanto quelle vecchie litanie, molto a posteriori della scomparsa dell’Unione Sovietica.
Poi arrivò l’ 89 e la riunificazione. Non furono solo i territori tedeschi a essere riunificati, bensì anche il panorama politico: anche i residuati della sinistra comunista stalinista e i socialdemocratici critici, sebbene legati al marxismo, si riunificarono per costruire un partito che si mise anima e corpo sotto il controllo dei socialdemocratici, silenziando i dissidenti per mezzo dei metodi di uso abituale in tutti i partiti che soffrono di cretinismo parlamentare. Questo partito – Die Linke (La Sinistra), dato che bisogna chiamarlo col suo nome – è entrata appieno nel sistema della democrazia rappresentativa, parlamentare, corrotta e militarista.
Ed è qui che torniamo al compagno Tsipras.
Mentre scrivo, il suo partito – SYRIZA – è accreditato al 36% delle intenzioni di voto. Le nuove elezioni possono essere annunciate in ogni momento dal primo ministro greco di destra, Samaras, che sta discutendo con la patrona – parlo di Angie, la cancelliera Merkel – per poter prendere una «decisione » che somiglierà più che altro a un DIKTAT. In concreto, tutto dovrebbe svolgersi il prossimo febbraio, quando il parlamento dovrà eleggere un nuovo presidente della repubblica. Alla «grande coalizione» Nuova Democrazia-PASOK mancano una ventina di deputati indispensabili per ottenere la quota necessaria di voci (180) per convalidare le elezioni. Se non dovessero conseguirla, a Samaras non rimarrebbe altro che sciogliere il parlamento e organizzare nuove elezioni.
Di conseguenza, Tsipras si vede già capo di governo ad Atene. Ma, in attesa che i risultati delle elezioni democratiche, nella vecchia buona Europa democratica vengano decisi nei corridoi del potere prima di essere ratificati dalle urne, lui si agita in tutte le direzioni.
C’è bisogno che riceva il via libera dai padroni d’Ue_ropa, che trovi alleati per colmare la breccia tra il 36% che gli accreditano i sondaggi e il 51% che necessiterebbe per poter «governare » (di fatto, meno, poiché nel sistema greco il partito che si trova in testa alle elezioni riceve un bonus di 50 seggi). Quindi ha adottato la via del compromesso e del «rinnovamento ». Primo, ha fatto il possibile per disfarsi dell’ala sinistra di Syriza, senza ottenere risultati per il momento. Poi ha annacquato il proprio retsina (vino greco), smettendo di tuonare contro l’Unione Europea, Bruxelles, Francoforte e Berlino. Alla fine, non si tratta di uscire dall’euro. Neppure di rifiutare di pagare l’odioso debito della Grecia. E nemmeno di organizzare manifestazioni per la strada, proteste popolari per rispondere all’enorme indignazione del popolo greco e cercare di veicolarla verso un futuro più felice.
Il personale dell’ospedale di Kilkís (Macedonia centrale) incita un movimento di occupazione e autogestione del nosocomio, minacciato di chiusura. E chi si oppone, lasciando intentato il progetto? I dirigenti sindacali legati a Syriza.
Le 595 addette alle pulizie del Ministero delle Finanze sono state licenziate, per mettere alla prova le reazioni all’epurazione dei servizi pubblici intimati dalla Trojka (Commissione Ue_ropea, BCE e FMI): queste donne organizzano la resistenza e richiedono una giornata internazionale di solidarietà. E chi le ostacola, ordinando a tutte le proprie sezioni europee di non rispondere alle chiamate dei comitati locali di solidarietà con il popolo greco? Syriza.
Il governo greco introduce nuove, grottesche tasse (immobiliari e sul gasolio da riscaldamento) per far pressione sulla popolazione, minacciata dalle peggiori sanzioni in caso di mancato pagamento. E chi si rifiuta di organizzare movimenti collettivi e solidali per il mancato pagamento delle ingiuste tasse? Syriza.
Nel frattempo, il capo viaggia. A settembre è stato in quattro posti – Salonicco, Vienna (Austria), Cernobbio (Italia) e a Città del Vaticano. Sicuramente ha fatto altri viaggi interessanti; ma, non avendo a disposizione un servizio investigativo professionale, mi limiterò a citare questi quattro episodi.
A Salonicco, Tsipras ha presentato il programma (elettorale) del suo partito. Il commento di Giorgos Delastik, giornalista di sinistra: «Paragonando gli impegni di Tsipras con quelli di Caramanlis (primo ministro di destra) nel 2009, questi ultimi sembrano essere di sinistra pura ». Non c’è niente da aggiungere.
A Vienna, Tsipras, invitato dal Forum Bruno Kreisky, ha fatto un discorso commovente, tendendo la mano ai socialdemocratici tedeschi e austriaci affinché insieme «salvino l’Unione Europea » dai mali neoliberali di Berlino e Francoforte: «Ci prepariamo a vincere le prossime elezioni, abbiamo bisogno di voi ». In sintesi, e lo abbiamo capito, SYRIZA si presenta semplicemente come il nuovo PASOK e scommetto che non tarderà a essere cooptata nell’Internazionale Socialista. A quelli che leggono l’inglese, posso raccomandare loro la lettura di quest’opera di antologia, ne vale tutto il peso in sale marino jonico: http://yanisvaroufakis.eu/2013/09/24/alexis-tsipras-at-the-kreisky-forum-vienna-the-complete-speechaddress-to-austrian-social-democrats
A Cernobbio, in riva al lago di Como, Tsipras è stato invitato al Villa d’Este – l’« albergo più bello del mondo » – per l’annuale Forum della Fondazione Ambrosetti – una sorta di Club Bilderberg bis dal volto un poco più umano, ma con gli stessi obiettivi e metodi: riunire le persone più importanti del mondo per elaborare le strategie di potere per il prossimo futuro.
Infine, la ciliegina sulla torta: il nostro bravo Alexis ha visitato il Vaticano per incontrarsi con Sua Santità in persona. L’incontro è durato 35 minuti, alla fine dei quali il nostro primo ministro in spe si è mostrato «sorpreso» per le tante convergenze tra Syriza e la chiesa cattolica, apostolica e romana. Il nostro bravo gesuita Bergoglio, ha coniato per lui una squisita definizione: «Tsipras non è di sinistra. Solo il suo programma lo è». Implicitamente: i programmi si possono cambiare. Per la sua udienza, Tsipras è stato accompagnato da due strane figure in odore di impero austroungarico, che non avrebbero sfigurato in una commedia viennese: Walter Baier e Franz Kronreif.
Baier (a sx) e Kronreif prima dell’udienza papale
Il primo è stato il becchino del Partito Comunista austriaco, colui che ne ha liquidato la struttura e la proprietà, compresa la vendita ai fascisti di un edificio occupato dagli artisti di sinistra. Poi si è convertito in ateo al servizio del Vaticano, con un posto fisso negli incontri ecumenici annuali di Assisi, partecipati da cristiani, ebrei, musulmani, buddisti e atei…, questi ultimi ritenuti appartenenti a una confessione come e tra le altre.
In altre parole, alla domanda: « Qual è la tua religione? », ad Assisi si potrà tranquillamente rispondere: «Ateo». Ufficialmente, Baier è il coordinatore di Transform! Europe, la ballerina, ehm pardon, il «think tank » del partito della sinistra ue_ropea, spinto principalmente dalla tedesca Die Linke e dalla sua Fondazione Rosa-Luxemburg, dotata dallo stato tedesco di un confortevole letto di milioni di euro che le permettono di finanziare riviste che nessuno legge e di distribuire volantini di carta patinata nei forum sociali mondiali, dove i suoi «militanti» vengono alloggiati in alberghi a 5, o perlomeno, a 4 stelle.
Il secondo – Kronreif – è una delle guide del movimento dei Focolari, uno dei «movimenti di massa» del Vaticano, che integra il lavoro di Comunione e Liberazione e della Comunità di Sant’Egidio. Anche i Focolari sono ecumenici in senso più ampio, accogliendo non solo protestanti, ma anche musulmani e atei.
Il papa gesuita è un vecchio furbacchione. In giugno ha detto: « Io dico solo che i comunisti ci hanno derubato la bandiera. La bandiera dei poveri è cristiana. La povertà è al centro del Vangelo. I poveri sono al centro del Vangelo». E i 35 minuti di udienza hanno battuto il primato di tempo mai concesso da un papa a un dirigente di sinistra. Ci vuole un minimo di tempo, non solo per strappare ai rossi la bandiera che rubarono, bensì per convertirli alla «dottrina sociale» della chiesa cattolica, apostolica e romana.
In conclusione: fatto cavaliere dalla socialdemocrazia tedesca, cooptato dal fior fiore dei centri decisionali politici ed economici del continente e benedetto da Sua Santità, Alexis Tsipras ora sta descrivendo un’orbita ben lontana dal popolo martirizzato che ha fatto di lui ciò che sembra essere. La questione è se sarà capace di evitare il destino di Iridium 33 e di Cosmos 2251, altri due satelliti artificiali che nel 2009 si sono reciprocamente polverizzati nello spazio a causa di una collisione. Il satellite Tsipras 3.0 corre il rischio di autopolverizzarsi e non ci sarà nessuno che verserà una lacrima alla sua morte. Se lo sarà cercato.
Credo di riuscire a comprendere il misto di disperazione e speranza del popolo greco e delle sue forze di corrente. Compagn*, ho solo una cosa da dirvi: fate vostro il motto dei nostri fratelli zapatisti: “¡Para todos todo! ¡Mandar obedeciendo!” (Tutto per Tutti, niente per noialtri! Comandare obbedendo!). L’unica soluzione possibile parte dal basso, nell’auto-organizzazione, a partire dalle necessità reali delle persone per la difesa delle comunità, oltre le differenze ideologiche e settarie, assassine e sterili. Tutto il resto è solo un simulacro.
Note
* Sociocratici : socialdemocratici
**Gesucratici : neologismo tlaxcaliano per definire i gesuiti in assonanza con i sociocratici
Ripreso da La Pluma e tradotto in spagnolo per La Pluma e Tlaxcala da Maria Piedad Ossaba:
Pingback: Grecia: Anarchia ed Elezioni – Intervista ad Anarchici Greci sulla situazione in Grecia |di Sean Matthews via Anarkismo.net | unlucano