Primo Maggio. Storia dei lavoratori, della presa di coscienza della classe operaia, dello sfruttamento, della ritorsione pezzo di pane-centesimi di salario in una vita da schiavo. Primo Maggio italico: ipocrisia sparsa del lav-oro-nero, rappresentanza stonata dei lav-oratori comizianti, musica di rivalsa per la libertà dallo schiavismo.
Qualche giorno addietro si consumava l’ennesima tragedia del lavoro: Dacca – Bangladesh, palazzo crollato sotto il peso dei macchinari su cui stavano piegati un numero indefinito di ore lavoratori obolati – perchè non si può parlare neanche di salario – da aziende in appalto con El Corte Inglès o con Benetton. Aggiornamento Ansa di qualche ora fa è di 149 dispersi e 394 vittime!!
La storia del Primo Maggio e le implicazioni del significato sono ottimamente riassunte in questo post di GilGuySparks – Primo Maggio 2013: Mai più orfani del cielo!
Lotta, sempre! Ma di che lotta si tratta se il lavoro è diventato ancora di più merce di scambio per sopravvivere e non per contribuire allo sviluppo del benessere condiviso, vero e unico Capitale umano?
Primo Maggio a Portella della Ginestra (PA). La presidente della CdD – Laura Boldrini – parla da Portella della Ginestra (Palermo), luogo simbolo delle lotte dei lavoratori, allora braccianti che manifestavano contro i latifondisti che negavano lo sfruttamento delle terre incolte. Luogo in cui il 1° maggio del ’47 si consumò un’orrenda strage da parte della banda di Salvatore Giuliano che mitragliò senza pietà i braccianti che manifestavano. La Boldrini prende spunto da questa ricorrenza per sottolineare ancora una volta – lo aveva già fatto nei giorni scorsi – come le stragi impunite debbano finalmente trovare una ragione edei mandanti certi. Quelli di Portella della Ginestra non furono mai trovati. Perchè non sono mai stati cercati.
Primo Maggio a Roma. I sindacati si riuniscono a frotte in diversi luoghi, denunciando la mancanza di lavoro, di come questa mancanza ci porterà al fallimento, di come bisogna introdurre condanne penali per gli evasori, etc. I link non li riporto nemmeno: vi avranno bombardato la testa con quei tre sparsi per l’italia, a partire da Roma, che si svegliano ogni primo maggio a dare lustro al lav-oro di lustrascarpe con la lingua che esercitano tutto l’anno, talora on i politici, altre volte con i confindustriati o con altri poteri forti, ma mai veramente a favore dei lavoratori.
Primo Maggio a Corleto Perticara (PZ). I sindacati, però, si sono pure riuniti a Corleto Perticara (PZ) per opporsi a parole alle trivelle della Total E&P, come scritto dagli amici della OLA in 1 Maggio a Corleto: “no alla nuova mercificazione dell’ambiente e della salute”. e alcune delle maggiori rimostranze contrarie all’azione di facciata dei sindacati si possono meglio leggere in quest’altro articolo, estremamente chiarificatorio della situazione che ha visto i tre-tre confederati, insieme a confindustria, cooperative, regione Basilicata e Total sedersi attorno a un tavolo per decidere la definitiva aggressione di qeullo splendido angolo lucano, scambiato con il solito piatto di lenticchie, contate sui pochissimi posti di lavoro a fronte dei moltissimi danni geoantropici dell’attività criminale petrolifera. Il titolo dice tutto: Un golpe sindacale all’ombra delle trivelle, documento redatto da Francesco Masi – Cobas – No Triv Basilicata e giustamente riportato dagli amici della OLA.
Primo Maggio a Napoli, Perugia, Milano, Torino e in ogni dove, ora per ricordare l’immane distruzione della città della scienza (Napoli) ora per ricordare le due dipendenti regionali umbre assurdamente assassinate (Pergugia).
Primo Maggio a Taranto. Quello dove avrei voluto esserci, perchè di quella diossina ho un ricordo più vivido del rosso spento stampato sui guard-rails di Statte. A Taranto il Primo Maggio non è organizzato dalla politica. E nemmeno dai sindacati (che poi è la stessa cosa, o forse peggio, non saprei!). A Taranto sono comitati di cittadini liberi e pensanti (moltissime sigle) che ha deciso di organizzare la festa che non c’è del lavoro ancora più assente o assassino.
A Taranto la manifestazione è stata organizzata da Michele Riondino, attore tarantino e i Revolving Bridge (con chiaro riferimento al ponte girevole all’ingresso della città, dove si separano Mar Piccolo e Mar Grande). Attore di Fortapàsc di Risi; o di Il passato è una terra straniera di Vicari tratto dall’omonimo romanzo di Carofiglio; o Noi credevamo di Martone; o Acciaio di Mordini; in televisione sicuramente per aver impersonato il giovane Montalbano di Camilleri l’anno scorso.
Michele Riondino, da tarantino, ha fatto un’operazione straordinaria, dando alla città che più di ogni altra ha subito lo scacco mortale di dover scegliere tra lavoro e salute, la possibilità di guardarsi in faccia e dire, intitolando la manifestazione, “Sì ai diritti, No ai ricatti”.
Queste le sue parole, tratte da soundsblog.it:
Bisogna tornare ad appropriarsi, a riappropriarsi del primo maggio, giornata dei lavoratori. Il primo maggio festeggiamo il lavoro, il diritto al lavoro, i diritti dei lavoratori. Noi vogliamo farlo da Taranto perché riteniamo sia l’unico posto possibile dove affrontare questi temi, perché qui il lavoro non c’è, il diritto al lavoro nemmeno, e neanche il diritto della cittadinanza. Ci dicono che siamo la prima realtà industriale italiana, che se chiude l’Ilva chiudono altre aziende, che siamo molto importanti per il Pil nazionale. Mi fa molto strano, allora, che a Taranto ci sia il 44 per cento di disoccupazione. Quindi parlare di diritto al lavoro si può fare solo a Taranto, e noi lo faremo.
Decine gli artisti che si esibiscono, tra cui SudSoundSystem, Krikka Reggae, Roy Paci, Mannoia, Barbarossa, Baccini, Elio Germano e le Bestierare, Officina Zoè e tanti altri. Ivi incluso lo stesso Riondino con i Revolving Bridge.
E questa manifestazione non è la solita parata di stendardi o fasciami para-politici. Ricade piuttosto nell’ottica della presa di coscienza che non esista una festa dei lavoratori, quando il lavoro significa morte, ricatto o sottostare a patti d’acciaio scritti e sanciti da terze persone che non pensano al territorio e alle persone che lo abitano.
Primo Maggio come attenzione sui lavoratori, quando il lavoro ormai non ha più contenuti, ma solo la forma dell’ansia di rimanere agganciati a un sistema, quello sbagliato, quello con le catene da spezzare a ogni costo.
Sistema che permette a un leader mondiale della somministrazione occupazionale come la multinazionale elvetica Adecco SA di generare ricavi nell’esercizio ’12 per 20,536 miliardi di Euro con un net profit di 377milioni di euro. (Annual Report 2012)
The Adecco Group is the world’s leading provider of HR solutions. With around 32,000 FTE employees and over 5,400 branches, in over 60 countries and territories around the world, we offer a wide variety of services, connecting close to 700,000 associates with over 100,000 clients every day. (dal loro sito Who We Are and What We Do)
I lavoratori come clienti….
Gli shareholders? Per vedere la struttura, gli azionisti e il capitale della Adecco, riporto il link Structure, Shareholders and Capital, che però pertiene all’anno d’eesercizio 2011. Tra i vari partecipanti, c’è qualche nome già noto, tipo Franklin Templeton Investments e Black Rock, trattati in SEO: Sistema di Azioni Quotidiane. Sono aziende che gestiscono i patrimoni azionari e finanziari.
Quindi, avendo la leadership mondiale dell’intermediazione tra domanda e offerta lavorativa, dai numeri d’esercizio del bilancio sopra riportati, si potrebbe capire qual è in definitva la “fame ” di lavoro nel mondo. In italialand in particolare. Ma, ciò che questi numeri non rivelano è che i ricavi maggior non sono precisamente dettati dal lavoro peculiare, se non dai giochi di borsa. Adecco è quotata al SIX elvetico con il codice ADEN.
Pertanto, sfugge a chi sta cercando lavoro, perchè un colosso del genere debba macinare ricavi e utili sulla ricerca e il collocamento del lavoro. E magari ci riuscissero. Ma questa è un’latra storia.
Ciò che più desta scalpore è che, comunque siano generati questi numeri, risulta impressionante di come il mercato del lavoro sia un business di tale portata. Miliardi di euro di ricavi sarebbero in tempi “normali” 3 o quattro manovre finanziarie italiote.
Primo Maggio è cercare anche di capire, oltre al pullulare di annunci di lavoro e contestuale totale assenza dello stesso, perchè il collocamento occupazionale debba essere demandato ad aziende private – esistendo già gli uffici per l’impiego – che sono pure quotate in borsa. Non si rileva la necessità per cui il Ministero debba rilasciare licenze per operare ad aziende come queste (ci sono pure Manpower, Randstadt, Synergie, Umana e altre decine).
Mentre Napolitano ricorda i morti sul lavoro, ma nulla è stato fatto per evitare le morti (inclusi i suicidi) e ancora meno per il lavoro; anzi, instaurando la dittatura montiana ha permesso pure che venisse manomesso l’art.18, che nessuno dei neo-monarchici lobbisti mi pare abbia minimamente sfiorato nei discorsi deliranti di insediamento del nuovo direttorio, al-Letta-ti dalla neo-rincorsa al potere.
Mentre la Boldrini prosegue una continua campagna retorica da Portella della Ginestra, parlando di come vi sia un’assoluta emergenza e urgenza di svelare le stragi italiche, lei che siede alla presidenza della CdD di una monarchia repubblichina la cui maestà napolitanica è riuscita a far distruggere le interecettazioni inerenti il processo dei processi, quello della trattativa Stato-mafia.
Mentre i tre-tre sparlano e straparlano dai loro palchetti comizianti e non fanno un beneamato niente tutto l’anno – se non, ripeto, leccare i piedi al padrone industriale/politico, etc – avallando la distruzione di anni di lotta dei lavoratori e ricordandosi a scadenze da calendario di essere un organo a mera difesa del lavoro, delle regolamentazioni e dei lavoratori, non uno zerbino pluricromato del padrone o del padronato di turno. Ma non per questo esprimendo qualsiasi argomentazione degna di nota, se non di leccata comiziata.
Mentre le stesse tre sigle si siedono ai tavoli con i petrolieri in Lucania e poi si appattano per gridare all’invasore per poter stringere in mano il solito pugno di mosche.
Mentre va in onda un’edizione sbiadita del concertone di piazza S. Giovanni in Roma.
Mentre, invece, è a Taranto che si esprimono i più alti concetti del lavoro e dei diritti dei lavoratori, espressione libera e spontanea di cittadini e artisti (e non a caso mancano politici – che pure cercheranno di aggregarsi – e sindacati tenuti fuori) che cercano il perchè bisogna scegliere tra lavoro e salute, tra presente maledetto e futuro inesistente, tra un compromesso senza basi logiche e una scelta ideo-logicamente basata sull’uomo e sull’ambiente e non sulla macchina e sul capitale e men che meno sulla distruzione territoriale (ambientale e sanitaria).
Mentre la Adecco (e simili) festeggiano utili da far girare la testa, ricavati sul concetto stesso del lavoro e del lavoratore, per di più affiancati dai soliti noti borseggiatori e speculatori alla base dell’iniquità del sistema.
Ecco, mentre tutto questo succede; mentre è particolarmente a Taranto che viene squarciato il velo ideologico della necessità di impiego quanto di quella di vivere in un ambiente sano e umano; mentre la retorica è facile, ma fare la storia diventa urgente e necessario, io mi chiedo perchè non raccogliere da subito la sfida per evitare di comperare un capo di Benetton prodotto in Bangladesh o di un computer in Cina o dei jeans slavati in Turchia o delle migliaia di prodotti che circolano liberamente fabbricati da persone come noi, schiavizzati dal sistema.
Il lavoro non è naturale, non è innato nell’uomo, almeno così come viene imposto da secoli. Bisogna applicarsi, questo sì, ma facendolo liberamente, servendo gli uni agli altri per procedere verso un benessere materiale di utilità comune e verso un’evoluzione spirituale data dall’arte del lavoro, qualunque esso sia, purchè mera espressione libera dell’uomo per l’uomo e per l’ambiente. La forma e il contenuto del lavoro non sono materia retorica lapposa, come anche questo primo maggio italico, più lav-oro-nero dei lav-oratori da comizio che un vero richiamo all’essenza della persona.
Lavoro è cooperazione, non disperazione per uno schifoso stipendio. Lavoro è ricerca e applicazione delle maggiori arti umane, protese alla salvaguardia sanitaria, all’elevazione spirituale, al miglioramento tecnologico, alla creazione e mai alla catena di montaggio della distruzione delle nostra vita. Il lavoro non è quello che ci hanno imposto finora: il lavoro non può essere un richiamo di un codice previdenziale, ma la crescita libera e creativa, concreta e pragmatica. Veder crescere un albero, una vita, un movimento di pensiero, una musica, un libro, un’opera scultorea, un disegno, una medicina che sia al servizio di tutti…Soprattutto, la coscienza piena di pensare e agire liberi dalla schiavitù dell’imperialismo coloniale che ora ci ha anche sottomessi alla necessità di avere un lavoro per sentirci vivi!
Lucha Anarquista!..e jett’ nu sciore pe sta libertà!!
Tutto il potere al popolo!
Hasta Siempre!!
Il migliore commento al tuo post l’hanno già scritto negli anni ’30 gli anarchici spagnoli durante la guerra civil…http://it.wikipedia.org/wiki/A_las_barricadas
El bien más preciado
es la libertad
hay que defenderla
con fe y con valor.
Alza la bandera revolucionaria
que llevará al pueblo a la emancipación
Alza la bandera revolucionaria
que llevará al pueblo a la emancipación
En pie el pueblo obrero a la batalla
hay que derrocar a la reacción
il nostro “ultimo centimetro” di libertà, irrinunciabile tesoro e roccaforte del nostro essere umani.
Rob, gracias por tus palabras muy sentidas. En Pie!…enarbolando Libertad, Igualdad y Hermandad! simplemente porque somos seres humanos, nunca esclavos. A Luchar para la Paz, Hermana!
Bello leggere tutto questo, grazie lucani!!!
Grazie a te, Tom, perchè lo condividi!