Jonathan Deal Nobel Contro il Fracking – di Pietro Dommarco

E’ stato per me un grandissimo onore poter contribuire all’intervista condotta da Pietro Dommarco (autore tra l’altro di Trivelle d’Italia) a Mr Jonathan Deal, attivista sudafricano, fondatore del Treasure  Karoo Action Group e recente vincitore per l’Africa dell’edizione 2013 del Goldman Environmental Prize (Nobel alternativo per l’Ambiente).

Ecco un estratto dell’articolo:

Un Nobel contro il fracking – di Pietro Dommarco

Sul palco del prestigioso “Goldman Environmental Prize 2013” -conosciuto come il Nobel alternativo per l’Ambiente-, insieme all’italiano Rossano Ercolini c’era anche Jonathan Deal, ambientalista, autore e fotografo del Karoo, regione dell’entroterra sudafricano.
Deal, presidente del TKAG (Treasure Karoo Action Group) -organizzazione no-profit fondata nel 2011 “da un gruppo di gente comune in una fattoria fuori da Graaff-Reinet”- ha ricevuto l’ambito riconoscimento per il suo impegno e la sua lotta quotidiana contro il fracking, la tecnica di fratturazione idraulica applicata dalle compagnie petrolifere per l’estrazione di shale gas.
Abbiamo intervistato Jonathan Deal subito dopo l’assegnazione del “Goldman Environmental Prize 2013”, e qualche ora prima il suo incontro con il presidente americano Barack Obama.

Innanzi tutto, complimenti per l’ambito riconoscimento. Come ci si sente a ricevere un premio così importante?
Il premio è un’occasione per creare alleanze, nuove sinergie e raccogliere contatti “influenti” che io non ho mai avuto. Il Premio Goldman è sinonimo di opportunità, come quella di incontrare il presidente Obama in persona. Dedico questo riconoscimento ai Sudafricani.

Un premio per la lotta contro il fracking. Quando e perché hai iniziato ad occupartene.
Ne sono rimasto coinvolto nel 2011, quando ho letto sui giornali che la Shell aveva pianificato di usare il fracking in Sudafrica. Una tecnica mineraria che provoca impatti sopra e sotto terra. Esistono seri rischi di una contaminazione dell’acqua nelle falde idriche sotterranee, particolarmente in una nazione dove l’acqua sotterranea è l’unica fonte di approvvigionamento.
Il Karoo (regione particolarmente arida), ad esempio, riceve circa 6 pollici (15,24 cm) di pioggia media annua, paragonati ai 60 pollici (152,40 cm) della Pennsylvania. In superficie, invece, sono incommensurabili i danni agli eco-sistemi, alla salute pubblica a causa dello smaltimento di rifiuti pericolosi e radioattivi, danni alle strade, all’atmosfera, inquinamento luminoso e acustico, l’effetto del fracking sul dislocamento di attività come l’agricoltura ed il turismo e i danni agli eco-sistemi naturali.


Sei stato testimone di un evento particolare in aree in cui lo shale gas viene estratto utilizzando la fratturazione idraulica?
Attualmente sto documentando i siti di fracking in Pennsylvania. E sono in procinto di visitare anche il Colorado, il Texas e la Virginia, in un tour che comincerà a breve.

Impatti sull’ambiente devastanti. Ma, dal punto di vista economico quali benefici hanno dal fracking le compagnie petrolifere?
Quello delle aziende è un punto di vista a breve termine. Tutto e subito. Parliamo di 2-3 decenni e dopo di che non se ne occuperanno più. Attualmente negli Stati Uniti d’America esistono molti pozzi completati che sono chiusi, perché il prezzo del gas per metro cubo è così tanto basso che va, addirittura, al di sotto del loro punto di pareggio

….continua su Altreconomia e/o sul blog di Pietro Dommarco…e su OLA.

2 pensieri su “Jonathan Deal Nobel Contro il Fracking – di Pietro Dommarco

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