ThruƎArt_House | FraMƎ_pr∞f’actions

ThruƎArt_House di FraMƎ_pr∞f’actions* è un evento no profit di Arte in abit’azione

Si svolge dal 19_03 al 30_04_23 in via Atene 13 di sabato e domenica dalle 16:00 alle 19:00

con invito di gruppi di max 6 persone per data

*FraMƎ_pr∞f’actions è libero sodalizio d’Arte tra francesco_giannatiempo e marcella_d’amico

22 pensieri su “ThruƎArt_House | FraMƎ_pr∞f’actions

  1. Avatar di Sara Cervino Sara Cervino

    Di questa esperienza ho apprezzato il fascino dell’arte che si mescola agli oggetti quotidiani della casa. Tra le varie stanze le istallazioni diventavano parte dell’ambiente e le cose più banali vere e proprie opere, come nell’ultima stanza un semplice specchio mi ha fatto guardare il quadro con occhi totalmente diversi. L’ansia e la fatica di raggiungere un obiettivo in realtà vuoto, e la semplicità dello smettere di correre per apprezzare semplicemente l’immagine di me stessa, così com’è

    1. Cara Sara, grazie per aver partecipato e aver voluto lasciare la tua testimonianza anche su questo blog.
      Ed è proprio questo tuo segno a rendere più reale il lavoro svolto con Marcella, aggiungendo un ulteriore significante alla disseminazione destrutturata del complesso di ThruƎArt_House.
      Augurandoti BuonTutto, auspico Salute e Libertà

    2. Avatar di Fabrizio Fabrizio

      In questa esperienza il concetto di casa come la si intende normalmente viene frantumato, questa non è più un punto di ristoro e riposo, bensì lo specchio delle più recondite e oscure ansie che tutti noi covano spesso dimenticate. Rompere uno spazio sicuro catalizza il libero fluire delle emozioni e dei pensieri riflessi nelle suggestive opere d’arte presenti nell’abitazione. Essere soli nel buio della propria mente significa ascoltare, conoscere noi stessi a un livello capillare, ma parallelamente riflettere su quanto di oscuro avvenga anche al di fuori di noi e su di ciò meditare a fondo. Un’esperienza che mi ha segnato profondamente e per questo sono immensamente grato.

      1. Caro Fabrizio,
        ringraziandoti di aver voluto vivere l’evento e di aver lasciato questa tua testimonianza, ricalco:
        ‘Essere soli nel buio della propria mente significa ascoltare, conoscere noi stessi a un livello capillare, ma parallelamente riflettere su quanto di oscuro avvenga anche al di fuori di noi e su di ciò meditare a fondo. Un’esperienza che mi ha segnato profondamente e per questo sono immensamente grato.’
        Il buio è ciò che dà corpo alla luce.
        Senza buio, cosa saremmo capaci di vedere?
        Senza ombre [diverse dalla penalità, i.e. le pen’ombre] cosa potremmo significare?
        L’oscurità è il demanio dell’universo, differente dal demonio dei punti luce – ognuno di essi caratterizzati da geometrie a uso e consumo di chi è abituato alle pareti, ai muri, alle prigioni.
        Dunque, la capillarità è orizzontale, ché la pressione verticale funziona solo con la gravità delle cose.
        Augurandoti Buon Tutto, Salut e Libertà

  2. Avatar di Emanuele Chirichella Emanuele Chirichella

    L’esperienza è risultata non solo una semplice mostra di opere mai viste prima ed estremamente originali sia nella rappresentazione che nella posizione in cui erano state messe, ma anche un’opportunità per esplorare se stessi. Entrando nelle sale si veniva investiti da una suggestione tale da rimanere immobili. La libertà nella scelta di un proprio percorso tra le camere, è stata un’altra caratteristica interessante dell’evento, perché ha permesso ai visitatori di SCEGLIERE liberamente una propria strada. Senza contate poi la parte conclusiva, dedicata ad un dibattito intenso attorno ai temi affrontati dall’artista dell’opera. Ed è proprio grazie a tutto ciò che i visitatori hanno potuto riflettere su cosa sia veramente diventata la nostra società, la cui cartà d’identità è stata coraggiosamente illustrata e denunciata da molteplici oggetti di scena sempre presenti e annessi alle opere pittoriche. Insomma una mostra dalle mille forme e composizioni che è riuscita a suscitare forti emozioni e contribuire in qualche modo alla crescita personale degli giovani spettatori.
    Un immenso ringraziamento agli artisti che hanno dedicato del tempo all’organizzazione di tutto ciò e sicuramente anche un pezzetto del loro animo effervescente!

    1. Caro Emanuele,
      ti ringrazio, innanzitutto per aver partecipato e vissuto l’evento.
      E per le parole di stima (Marcella avrà già avuto l’oportunità di farlo di persona).
      Tra i tanti argomenti che affronti, e compatibilmente con la necessità di sintesi di un messaggio su blog, mi soffermo su quello ‘scegliere liberamente’ gridato: effettivamente, la Libertà [principio individuale e collettivo, mai idolo fine a sé] richiede un duro lavoro, rigore e disciplina perché si basa fondamentalmente sul rispetto.
      E cercare, dunque avere il privilegio di scegliere [parte collaterale della Libertà], è una responsabilità immensa.
      L’unico [ovvero l’individuo] non può essere privato della funzione pubblica di annullare gli egoismi.
      E stimolare all’azione – ove l’Arte si propone di aprire, includere orizzontalmente.
      E tu, insieme ad altr@, avete scelto di vivere quest’esperienza e di poter introiettare e discutere delle varie disseminazioni.
      Che, mi auguro, perseverino nella tua e vostra sensibilità.
      Buon Tutto, Salutandoti sempre in nome della Libertà.

  3. Avatar di syriarosas1 syriarosas1

    Non mi ero mai soffermata a riflettere su come l’arte potesse essere realizzata anche con oggetti comuni e in ambienti così noti. Stanze di una casa sradicate dal loro comfort e rese scomode da installazioni che smascherano con violenza verità sul nostro mondo che seppur ben visibili sembrano essere nascoste ai nostri occhi. Ciò che colpisce da subito è l’ampio spazio lasciato alla soggettività, grazie alla quale una semplice tela poggiata su un letto coperto da una busta nera della spazzatura è diventata mille tele, ognuna con un significato diverso e impregnata da innumerevoli pensieri, emozioni e interpretazioni.
    La cosa che mi ha colpita di più è stata la completa mancanza di passività, poiché anche noi siamo stati resi partecipi dell’evento, coperti come il letto da una busta nera, che ci ha aperto gli occhi sul presente e sul futuro, facendoci capire che siamo artefici del nostro destino e della distruzione che ci circonda e per cui abbiamo sempre cercato di incolpare tutti tranne che noi stessi. Ho sempre letto articoli sulla crisi climatica, su come la solitudine possa essere considerata con un doppio standard una cosa positiva e negativa allo stesso tempo e su quanto l’orientalismo sia stato impattante sulle culture orientali che sembrano così distanti dalla nostra. Però, personalmente, credo che niente possa essere davvero capito se non viene vissuto sulla propria pelle e se non si sviluppa un pensiero critico a riguardo. Infatti, per citare il celeberrimo street artist britannico Banksy, “art should comfort the disturbed and disturb the comfortable”, frase che a mio parere racchiude perfettamente ciò che questo progetto vuole rappresentare, e soprattutto ciò che ha rappresentato per me.

    1. Cara Syria,
      grazie di: aver partecipato e vissuto l’evento, di averne scritto sul giornale della scuola [Uscita d’Emergenza – G. Galilei – PZ] e di aver anche iniziato a seguire il blog.
      A onor del vero [altra modalità di relazione non conosco], questo tuo commento è altamente più articolato e pregno rispetto a ciò che hai fatto pubblicare sul summenzionato periodico scolastico.
      Dunque, numerosi sono gli spunti che lanci.
      Sempre per brevità, ne estraggo uno: cito testualmente ‘La cosa che mi ha colpita di più è stata la completa mancanza di passività, […]’.
      Proprio ieri, invitato a partecipare alla presentazione con dialogo di un libro sull’analisi lacaniana, si è discusso anche sul concetto di attivo e passivo: quando citi l’orientalismo, sai che l’Arte di quelle lande terrestri è basata sull’opposto di quella occidentale [almeno secondo i macro-canoni correnti]; ovvero, l’orientale è (e)statico, l’occidentale è attivo.
      Per emanciparsi dalla (c)attività imposta, bisogna sovvertire l’ordine costituito, abbattere, destrutturare, decostruire l’imposto dal verticalismo.
      Perciò, ciò che definisco come s’oggettività [soggetto + oggetto attivo] altra strada non può percorrere se non quella del cammino orizzontale.
      Del nomadismo puro, entropico, fattivo [il libero sodalizio con Marcella ‘FraMƎ_pr∞f’actions’ ne è un esempio significante].
      Infine, sempre per riprendere le tue note: perché dare fastidio a un filo d’erba al lato della strada, quando bisogna disturbare chi ci impone la strada da percorrere?
      Augurandoti Buon Tutto [lez keep in touch – stay tuned], auspico Salute e Libertà

  4. Avatar di Matteo Castagneto Matteo Castagneto

    Un’esperienza unica, in cui si entra in una casa che da luogo di quotidianità si trasforma in un punto di stop, di riflessione e di contemplazione del nostro mondo, in una dinamica nella quale la solitudine, il buio, il silenzio (e con lui suoni e rumori) non permettono mai di voltare lo sguardo e ignorare ciò che si ha davanti. Prima della denuncia, prima del riferimento alla problematica precisa, arriva sempre l’impatto, viscerale perché umano, del confrontarsi con una realtà che corrisponde a ciò che l’uomo ha creato, e che non corrisponde a ciò che l’uomo desidera. Ed è proprio questa la provocazione ultima con cui questa casa mi ha lasciato dopo la mia visita: davanti al grandioso e terribile spettacolo che è il nostro mondo, la cui parte più raccapricciante è qui ben sintetizzata in quattro stanze ed un corridoio, io come mi pongo? Cos’ho da dire, da fare, a che cosa posso guardare? Che cosa desidero per questo mondo, che cosa desidero per me? Fa sempre bene ignorare per poco la routine per guardare alle cose dall’alto, ma soprattutto per poterle (e potersi) guardare da dentro

    1. Caro Matteo,
      è sempre un piacere avere relazione con te: grazie, non solo di aver voluto vivere l’evento per ben due volte, bensì anche per ciò che abbiamo voluto scambiare.
      Tutto, volendo, rimane in fieri.
      Come detto in commento a chi ha voluto lasciare testimonianza, mi preme evidenziare un punto che hai toccato: ‘[…] contemplazione del nostro mondo, in una dinamica nella quale la solitudine, il buio, il silenzio (e con lui suoni e rumori) non permettono mai di voltare lo sguardo e ignorare ciò che si ha davanti.’
      Sinceramente, nella tua estrema sensibilità, hai scritto la parola.
      Ignorare.
      L’ignoranza è vuoto e ha almeno due accezioni: quella negativa, spesso e inappropriatamente associata alla brutalità dell’essere umano, che sottolinea una mancanza per cui vengono meno strumenti necessari alla decodificazione [che sia infromativa, tecnica, etc]; l’altra, quella normalmente positiva – invece negativa, nella dicotomica manicheista dei segni + e -, si ascrive al semplice vuoto strumentale, materia tanto cara a chi letteralmente [pensiamo al sistema neo-liberista basato su codici di consumo indotto].
      Dunque, ben lungi dall’essere questione di lana caprina [ah le capre, tanto intelligenti e anarchiche che nemmanco l’uomo sa], l’ignoranza è un vuoto. Ed è positivo. Semplicemente perché, senza azione della ricerca, senza ricognizione ambientale, senza una sensibilità innata verso il tutto, non si avrà mai percezione dello stimolo ancestrale alla conoscenza.
      Desiderare è vivere.
      Per citarti dal glossario di un libro che ho sugerito di leggere [Anti-Edipo, Gilles Deleuze e Felix Guattari – 1972] essere macchine desideranti è l’unico evento possibile per superare ogni schizofrenia del capitalismo.
      Detto ciò, a sentirci.
      In cammino.
      Nuotando.
      Salute e Libertà

  5. Avatar di Gabriella Conte Gabriella Conte

    Si tratta di un’esperienza indimenticabile, che lascia un solco nell’anima dell’osservatore, il quale non subisce l’arte, ma ne diventa un tassello fondamentale. Non ho osservato un’istallazione, ci ho camminato dentro, ascoltandone i respiri e apprezzandone i colori, sentendomi bombardata da emozioni che forse avevo cercato di evitare e che mi sono trovata ad affrontare difronte al vuoto dell’esistenza umana. Mi sono sentita immersa in un’umanità che corre, corre e ancora corre ma non sa doveva va. Ho avuto paura, forse perché ho capito che, nonostante la mia età, avevo già firmato per partecipare a questa insensata maratona molto tempo fa. Mi sono svegliata da questo stato di torpore, perché potessi riprendere il fiato cercando libertà. “Non voglio lasciare un’impronta in un ufficio, ma nei cuori, perché la mia vita possa non essere una parentesi nell’aspettare la morte, ma acquisisca senso e, soprattutto, una META” ho scritto sul mio taccuino appena tornata a casa. Grazie per avermi fatta sentire viva e aver spogliato la mia anima, come mai nessun opera d’arte aveva fatto prima, permettendomi di conoscere l’unica essenza che per sempre mi apparterrà: me stessa.

    1. Cara Gabriella,
      i miei pochi segni a seguire significano semplicemente grazie.
      A te [stessa] e alla tua efficace poesia in marcia di cui fai ampio dono, ravvivando e spogliando all’essenza l’anima [stessa] del fare Arte in azione.
      Posso solo umilmente augurarti i più veri cammini, Salutandoti in Libertà

      1. Avatar di Valentina Valentina

        È stata un’esperienza inaspettata e coinvolgente.
        Ritrovarsi protetta nell’intimità di una casa e al tempo stesso esposta, con se stessa, nelle proprie sensazioni, che si modificavano stanza dopo stanza.
        Per me ogni ambiente ha creato una diversa suggestione e con se una conseguente riflessione su tematiche diverse legate al mio vissuto.
        Dall’immersione nella vasca, al tapis roulant che con fatica ti fa raggiungere il “fulcro del tuo obbiettivo” (rappresentato sulla tela), tutto è stato utile per risvegliare pensieri nuovi.
        Grazie

        1. Cara Valentina,
          grazie a te per aver avuto preciso interesse e aver voluto viverti quest’esperienza.
          Che restituisci con chiarezza e determinazione nel sempre vivo dubitare, unica leva possibile di qualsiasi fulcro.
          Augurandoti Buon Tutto, Salute e Libertà

  6. Avatar di Ludovica Casale Ludovica Casale

    È stata un’esperienza diversa dal solito,mai vista prima, molto interessante e soprattutto suggestiva che ha stimolato diversi pensieri positivi nella mia mente. Mi auguro di rifarla al più presto!

    1. Cara Ludovica,
      grazie per aver partecipato e per averne voluto lasciare testimonianza anche su questo blog.
      [Marcella avrà avuto modo di dire la sua, anche nel merito], perciò, e naturalmente, parlo per me: reiterare – dunque, rifare – non è un verbo contemplato nel mio modo di agire.
      In caso si riuscisse a fare altro, ti ringrazio sin d’ora se vorrai partecipare.
      Intanto, Ti Auguro Buon Tutto, Salute e Libertà

  7. Avatar di Virginia Rassega Virginia Rassega

    Ho avuto il piacere di partecipare all’evento ThruƎArt_House | FraMƎ_pr∞f’actions e ritengo sia stata un’esperienza molto significativa per me. Innanzitutto ho avuto la riprova di come l’arte non debba essere destinata unicamente ai musei o ai teatri, ma che possa essere portata anche in luoghi non convenzionali, come una casa privata. Anzi, grazie a questo evento mi sono resa conto di quanto l’esperienza dell’arte risulti più impattante se avviene in maniera intima e diretta. Trovarsi da soli di fronte a un’opera consente allo spettatore di reagire liberamente, senza alcun tipo di inibizione o condizionamento esterno. La musica e gli oggetti presenti all’interno delle stanze guidavano l’osservatore nell’interpretazione dei quadri, immergendolo ogni volta in un’atmosfera diversa e rendendo singolare la visione di ogni contributo artistico. In questo contesto la casa perde la sua essenza originale e diventa cornice e allo stesso tempo parte integrante delle opere d’arte che contiene. È proprio grazie all’intimità dell’ambiente circostante che sono riuscita a lasciarmi coinvolgere appieno dalle opere che avevo di fronte, trovando una connessione tra queste e il mio vissuto emotivo e corporeo.

    1. Cara Virginia,
      è sempre un piacere leggerti, anche e soprattutto a seguito di attiva partecipazione: dall’esposizione di Sin_done [donazione di mestruo] a Matera a quest’ultimo ThruƎArt_House in Potenza (ivi incluso aver deciso di seguire e partecipare a questo blog), posso solo che ringraziarti rinnovandoti stima e rispetto.
      Tra tutti i condivisi pensieri espressi nel tuo commento-testimonianza, cito a mo’ di esempio: ‘In questo contesto la casa perde la sua essenza originale e diventa cornice e allo stesso tempo parte integrante delle opere d’arte che contiene.’
      Perché l’essenza primaria di questo evento non-convenzionale risiede – benché non arresti, anzi: attivi – un domicilio che, da contenitore, si aliena della finzione escatologica di totemico urbanesimo ed è semplicemente una scatola componibile. Essa stessa aperta alla vera indagine: p.e. cellulare-torcia per endogeno dio_gene, laddove la finzione asservitrice tecnologica rimanda alle necessità basilari di proprio utilizzo funzionale alla collettività [tracce esemplari rinvenibili ne “L’unico e la sua proprietà”, 1844 – Max Stirner].
      Tornando a ringraziarti, Ti Auguro Buon Tutto, Salute e Libertà
      In cammino

  8. Avatar di Simona Rufino Simona Rufino

    Cosa si prova nel rimanere soli con sé stessi tra le mura di una stanza e della propria mente…nel sentirsi bombardati dal quotidiano che si trasforma in arte…nell’essere compulsivamente stimolati alla riflessione, schiacciati dal flusso incessante dei propri pensieri? Sperimentare un viaggio così introspettivo offre l’opportunità di ricercare possibili risposte a molteplici domande. Un’esplosione di emozioni intense e contrastanti derivate dal quotidiano che, trasformato in arte, assume connotazioni nuove e dall’arte stessa che muta in azione, dinamismo, vita…
    Nel buio, nel silenzio interrotto da suoni e rumori intermittenti, accuratamente selezionati, ci si ritrova a meditare sulle problematiche della società attuale e a riportare nella staticità delle opere l’unicità della propria storia. Dalla solitudine del percorso si passa poi, attraverso il dibattito, alla condivisione delle emozioni vissute, scoprendo con enorme stupore di non essere mai soli, anche laddove sembra di vivere le sensazioni più uniche e singolari.

    1. Cara Simona,
      grazie della partecipazione e di averne voluto lasciare testimonianza.
      Sinceramente, sarei fin troppo pleonastico se non addirittura didascalico se volessi aggiungere altro: entrando con decisa pienezza, sei riuscita a sollevarmi le dita dalla tastiera, a farmi emettere solo respiri – ché la mia voce sarebbe un mero rumore.
      Con Stima e Rispetto, Ti Auguro Buon Tutto
      Salute
      E
      Libertà

  9. Avatar di Andrea Bellizzi Andrea Bellizzi

    “La mostra d’arte che ho avuto il piacere di visitare , presentata da Marcella D’Amico, ha saputo cogliere in modo audace e provocatorio le problematiche sociali che affliggono la nostra contemporaneità. Il tema centrale della mostra, incentrato su questioni cruciali come l’inquinamento e le disuguaglianze, è stato affrontato in modo coraggioso ed innovativo. Le opere esposte, che spaziavano tra diverse forme d’arte, hanno saputo trasmettere un forte senso di urgenza, mettendo in luce gli aspetti più critici della nostra società. L’uso di materiali insoliti e l’attenzione per i dettagli hanno reso le opere ancora più potenti e coinvolgenti, suscitando forti emozioni ed un profondo senso di riflessione. L’impegno dell’artista Francesco Giannatiempo nella sensibilizzazione su questi temi, attraverso un linguaggio artistico fortemente evocativo, è stato al contempo commovente ed efficace. La mostra rappresenta per me un’importante testimonianza dell’impegno degli artisti nell’affrontare le sfide contemporanee con creatività e coraggio

    1. Caro Andrea,
      ti ringrazio per aver partecipato all’evento e dei significativi contenuti della tua testimonianza.
      Con_muovendoci in cammino,
      Ti Auguro Buon Tutto, Salute e Libertà

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