Messico: loro sono tutti Abarca | John M. Ackerman via Tlaxcala

 

 Messico: loro sono tutti Abarca

 

 John M. Ackerman جُون م. آکِرمان

Tradotto da  Francesco Giannatiempo

Editato da   Fausto Giudice Фаусто Джудиче فاوستو جيوديشي

 

Vicente Leñero* e Alexander Mora**,

esempi di dignità ribelle e semi di rivoluzione,

in memoriam

 

La forza dell’effervescenza sociale e della solidarietà internazionale scaturite dal massacro di Iguala ha già superato gli avvenimenti messicani sia del 1968 come del 1994. Né lo storico movimento studentesco sessantottino, né l’enorme sollevazione dei nativi negli anni 90 hanno ottenuto in così poco tempo un rovesciamento tanto forte nella coscienza e nell’autodeterminazione sociale. I nuovi tempi di maturità civile, della comunicazione digitale e di franamento imperiale hanno facilitato il sorgere di un movimento nazionale la cui fiamma difficilmente potrà essere spenta a breve termine.

 

SIAMO TUTTI AYOTZINAPA
LORO SONO TUTTI ABARCA

“Oggi è un giorno nuvoloso e triste, ma questo crimine di Stato non rimarrà impunito. Se questi assassini pensano che piangeremo la morte dei nostri ragazzi, si sbagliano. A partire da oggi, ripudiamo il governo di Enrique Peña Nieto come assassino. Ci ascolti bene il presidente: potranno venire giorni di festa per quelli che non sentono dolore, ma non ci sarà riposo per il governo peñista. Se non esiste Natale per noi, non esisterà nemmeno per il governo. Sappiamo che la caduta di Alexander servirà affinché la rivoluzione fiorisca”.
 
 

Sono le storiche parole di Felipe de la Cruz, padre di famiglia di Ayotzinapa, pronunciate lo scorso 6 dicembre durante il centenario della vittoriosa entrata di Emiliano Zapata e Pancho Villa a Città del Messico. De la Cruz ha pronunciato questa dichiarazione di guerra – pacifica e civile – al Monumento alla Rivoluzione, con i suoi piedi fermamente posati sulle cripte dove giacciono i resti di Francisco I. Madero, Pancho Villa e Lázaro Cárdenas.

 

Durante la stessa cerimonia, Omar García, studente normalista e grande guida sociale, ha chiarito che l’obiettivo del movimento non sarà soltanto ottenere giustizia per i 42 desaparecidos-scomparsi e i quattro morti ad Ayotzinapa, bensì finirla con tutti gli Abarca. Chiunque sappia prestare ascolto alle parole di Omar, comprenderà che non si tratta solamente di destituire qualche sindaco, ma di effettuare una pulizia generale in tutte le istituzioni pubbliche del paese. Così come tutti i cittadini degni condividono il dolore di Ayotzinapa, anche tutti quelli che sono parte integrante della classe politica sono infettati dalla stessa corruzione e dallo stesso cinismo di Abarca.
 

Le dichiarazioni di Felipe e di Omar implicano la maturazione del movimento verso una seconda fase di espansione. D’ora in poi, non si tratterà soltanto di esprimere la nostra solidarietà con la causa di Ayotzinapa, bensì di ispirarci al suo esempio per agire direttamente contro l’impunità, così come di costruire in tutto il paese un nuovo potere democratico, autogestito e popolare.
 

Non lasciare mio padre solo in pena per me. Significo praticamente tutto per lui: la speranza, l’orgoglio, il suo impegno, il suo lavoro e la sua dignità. Ti invito a raddoppiare l’impegno della tua lotta. Che la mia non sia una morte vana! Prendi la migliore decisione, ma non dimenticarti di me. Raddrizza il torto se possibile, ma non perdonare. Questo è il mio messaggio. Fratello, Hasta la Victoria!” Sono le parole postume di Alexander Mora, messe su Facebook dagli studenti di Ayotzinapa.
 

Non sono poche le persone che già seguono l’esempio di Ayotzinapa. Gruppi sociali guidati dall’Assemblea Generale Studentesca dell’Università di Sonora e genitori dell’asilo nido ABC, in due occasioni hanno già preso il parlamento di Sonora. Lo scorso venerdì, dalla sala del consiglio hanno formalmente insediato un parlamento popolare e hanno disconosciuto Peña Nieto, Jesús Murillo Karam, il governatore Guillermo Padrés, il rettore universitario Heriberto Grijalva e altre autorità repressive.
 

La settimana passata, gli studenti dell’Istituto Politecnico Nazionale hanno ottenuto importanti vittorie durante le negoziazioni con le autorità. Prossimamente si terrà un Congresso Nazionale del Politecnico che avrà piena autonomia per definire la nuova normativa del Poli. Avanza la democratizzazione interna e l’autogestione studentesca in uno dei centri educativi più importanti del paese.
 

A seguito della storica mobilitazione del 20 novembre, l’estesa reazione nazionale e internazionale ha ottenuto la liberazione di 11 studenti imprigionati e arbitrariamente rinchiusi in carceri di massima sicurezza. E lo scorso sabato, il governo del Chiapas è stato obbligato a liberare il prigioniero politico Florentino Gómez, dopo che suo nipote si era immolato fuori dello stesso parlamento.
 

Lo scorso venerdì ad Ayutla de los Libres, Guerrero, degli attivisti hanno obbligato il governatore Rogelio Ortega ad ascoltare le proprie richieste per più di due ore e poi a marciare insieme a loro in una manifestazione per tutti gli scomparsi-desaparecidos dello Stato. E la domenica successiva, appartenenti al Movimiento Popular Guerrerense hanno obbligato il deputato locale Daniel Esteban González a firmare la propria rinuncia per negligenza nel caso dei normalisti desaparecidos-scomparsi.
 

 

Intanto, i nuovi desaparecidos-scomparsi di Iguala, così come il tremendo assassinio, la terribile tortura e l’orrendo scuoiamento della giovane infermiera Erika Kassandra a Uruapan, ci ricordano che la barbarie assassina dell’attuale regime continuerà senza sosta finché non si otterrà una pulizia generale delle istituzioni pubbliche. Bisogna ricordare che la sicurezza pubblica in entrambe le città si trova oggi sotto il controllo diretto del governo federale e degli Abarca che lo malgovernano a Los Pinos [residenza ufficiale del presidente degli stati uniti del Messico; NdT].
 

Abbiamo tutti l’obbligo morale ed etico a ispirarci all’esempio di Felipe, di Omar e di tutti quelli che fanno parte della grande famiglia di Ayotzinapa per lottare senza tregua ognuno dalla propria trincea e finalmente ottenere giustizia per il nostro Messico.

 

*Vicente Leñero (9 giugno 1933 – 3 dicembre 2014): Giornalista, sceneggiatore e scrittore; fondatore, con Julio Scherer García, della rivista Proceso nel 1976.

**Alexander Mora Venancio: uno dei 43 normalisti di Ayotzinapa desaparecidos a Iguala. Il 6 dicembre, appartenenti della Squadra di Antropologia Forense Argentina (EAAG) hannoconfermato ai suoi familiari che i resti trovati a Cocula, Guerrero, corrispondevano al DNA del giovane.

NON SARÀ CENERE
ALEXANDER MORA VENANCIO
SARÀ FUOCO,
SARÀ SEME

 

Per concessione di  Tlaxcala
Fonte
: http://www.jornada.unam.mx/2014/12/08/opinion/027a2pol
Data dell’articolo originale: 08/12/2014
URL dell’articolo
: http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=14131 

 

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