Nasce No Fracking Italy, la prima rete di persone, comitati, associazioni, movimenti, personalità, esperti del settore mineralogico, legale e socio-economico per dire No al Fracking in Italia e proporre un testo di legge affinchè questa pratica venga bandita.
Le tecniche usate per applicare il fracking sono estremamente invasive e pervasive. Basti pensare che lo stesso termine – fratturazione idraulica – dovrebbe far comprendere quali disastri ecologici comporti tale metodo estrattivo. Perforazione verticale e poi fratturazione orizzontale sotterranea e grandi quantitativi di acqua. Rocce e falde freatiche violentate.
Ruba, mortifica, inquina, mortifica e distrugge Terra, Acqua e Aria. Devasta l’Ambiente.
E’ la nuova frontiera energetica, per spremere il più possibile le sacche di gas intrappolate nelle rocce o nei fondali marini, riprocessando anche pozzi petroliferi o gasieri ormai estinti oppure non più eroganti.
Il dibattito è aperto e molto acceso, in tutto il mondo. In primis negli Stati Uniti d’America, dove molti movimenti e associazioni si battono per evitare che il fracking dilaghi più di quanto non sia già avvenuto.
Esempio degli esempi è l’associazione sudafricana creata dal recente vincitore del Goldman Environmental Prize 2013 per l’Africa, Jonathan Deal. Lui ha cercato – e continua strenuamente a farlo – l’opposizione senza se e senza ma all’aggressione indiscriminata della regione in cui abita: il Karoo. Ha fondato il Treasure Karoo Action Group scontrandosi con leggi e con la Royal Dutch Shell (UK/NL) e si battono molto attivamente per impedire che gli interessi predatori delle compagnie petrolifere violentino e stuprino il Karoo o qualsiasi regione nel mondo con il fracking. (leggere intervista a Jonathan Deal)
Molti altri esempi di No al Fracking esistono in tutto il mondo. UK, Francia, Spagna, Polonia, Germania, Irlanda, Australia, Nuova Zelanda, etc. La rete si sta espandendo in misura direttamente proporzionale al tentativo criminale di autorizzare tale pratica devastante.
In Europa, qualche giorno addietro, hanno fatto scalpore le parole dell’attuale presidente del consiglio Enrico Letta che alla riunione degli industriali (che ormai dettano le agende di governo) ha richiamato all’attenzione la nuova roadmap da seguire in tema di approvvigionamento energetico: seguire l’esempio degli USA e dedicarsi all’estrazione dello shale gas (parole pronunciate durante la diretta su Rai News 24, ripreso da varie piattaforme informative).
Letta ha partecipato anche al summit sul clima ed energia organizzato da Bruxelles. Infatti, il Parlamento Europeo è uscito di recente con la votazione di una legge che intende regimentare il settore estrattivo, proprio in virtù dell’adozione di attività imprenditoriali focalizzate sullo shale gas a mezzo fracking. Il Parlamento di Strasburgo ha focalizzato la propria attenzione sulle attività offshore, parlando di trasparenza comunicativa da parte delle compagnie di Oil&Gas, obblighi finanziari secondo la formula “chi inquina, paga”(non imponenendo fidejussioni nè mettendo un limite minimo di impegno finanziario), prevenzione dei grandi incidenti (mentre per i piccoli non c’è problema!), giurisdizione delle autorizzazioni, e così via.
Il tutto, mentre molte nazioni europee hanno detto chiaramente di No al Fracking. Per esempio la Francia o la Germania (dove i Birrai si stanno schierando in blocco per contrastare i piani industriali e del governo), la Bulgaria, la Svezia, l’Olanda.
In Italia? Beh, il Bel Paese non è ancora nelle mappe di ricerca, esplorazione e sfruttamento di shale gas. Ufficialmente, come si evince dalla mappa dell’EIA – USA. Sebbene, qualche giorno addietro, si sia avuta notizia di sperimentazioni di fracking in Mare Adriatico da parte di Eni-Agip. Non ieri. Nel periodo ’94-’99. Analisi e dati pubblicati nel 2000! (articolo orginale qui + traduzione qui). Ringrazio all’uopo per il supporto nella pubblicazione e diffusione dell’articolo: VocidallaStrada, Tlaxcala e L’Olandese Volante.
Un resume esemplificativo sull’estrazione di gas non convenzionale lo riporto dalla OLA, autore Pietro Dommarco. Dove si rileva come un’azienda inglese con subsidiaries italiane sia super-attiva sul territorio nostrano. In particolare riguarda i permessi di Ribolla (GR), dove questa Indenpendent Resources PLC ha riclassificato l’attività di estrazione di coalbedmethane in shale gas.
Ieri mattina a Rai 3 Radio Scienza, Pietro Dommarco è stato intervistato (qualche cenno lo travate nel report di sopra). Tra le altre cose ha avuto anche occasione di parlare della presentazione di NoFracking Italy.
Quindi, colgo l’occazione per invitare con quanti ho già fatto e con quanti avranno agio di passare dalle parti di unlucano a voler considerare l’adesione alla Campagna di NoFacking Italy. Scriviamo una legge e cambiamo la storia, aiutandoci con chi già da tempo patisce e combatte.
Questo l’elenco di persone, comitati e movimenti che hanno già aderito.
Grazie al generoso contributo di Karakteria, di VocidallaStrada e di Mcc43. E di quanti altri – contattati o meno – vorranno aderire, sostenere e partecipare. Che ringrazio sin d’ora!
Il fracking è un male, se possibile, peggiore già delle estrazioni convenzionali di petrolio e gas. Non vi sono convincenti misure alternative prese in considerazione, quali l’adozione unica di discipline che agevolino la messa in opera di impianti per le energie rinnovabili.
In tutto questo, ci tengo a sottolineare le parole dell’eurodeputato – vicario alla vicepresidenza di Strasburgo – nonchè fondatore e presidente dell’assemblea dei fondatori di Mezzogiorno Europa (fondazione think tank voluta e sostenuta da Napolitano), che così si esprimeva ultimamente per le estrazioni petrolifere transfrontaliere tra Sudan e Sud Sudan.
Pittella candidato alla segreteria del piddì.
In definitiva, la politica non fa nulla per cambiare il percorso perverso che porti un’emancipazione definitiva dal fossile al rinnovabile sostenibile (come non fa nulla in Italiastan per i rifiuti o la regolamentazione dell’acqua pubblica, dell’incostituzionale imbottigliamento di acque minerali svendute, non fa nulla per la salvaguardia del patrimonio ambientale, artistico e culturale). Diciamo che in Italialand la politica è serva/padrona/collusa degli interessi di pochi, sebbene continui a essere eletta da molti.
In Ue-ropa non cambia molto. Anzi. L’attività di lobbying è molto più pesante, se si considera che la BEI e l’EBRD moltiplicano miliardi di euri proprio per il finanziamento di letterali annessioni (Slovenia e altri Paesi dell’Est ultimamente) per riscrivere la geografica antropica ed economica. Le macro-regioni ricadono esattamente in quest’ottica. E settori in espansione, quale quello dell’energia, non sono certo avulsi dagli interesi predatori di un istituto come l’European Bank for Reconstruction and Development, tra i cui fondatori si trovano anche nazioni estranee (USA, JAPAN, etc). Si veda un accenno su SEO alle pagg. 95-98.
Aderire alla rete NoFracking non vuol dire solo opporsi. Vuol dire proporsi per evitare e cambiare un modo di pensare. Vuol dire limitare – e chissà forse eliminare del tutto – gli interessi nei confronti del fossile. Vuol dire allo Stato italiano – che è ancora per poco socio di maggioranza di Eni – di pensare al futuro, invece di arrabattarsi sulle poltrone a termine. Vuol dire richiamare l’Ue-ropa a quella disciplina tanto ferrea in cui tante e troppe volte è impegnata nell’omologazione e nella frustrazione dei localismi.
Uniamoci per opporci e per proporre. No al Fracking per bandire un disegno industriale e imprenditoriale che farà scempio del Mar Mediterraneo e di vaste aree della nazione.
DON’T FR(E)ACK NATURE OUT!
Ci sono molti problemi semplici che ci vengono proposti in modo difficile per impedirci di comprendere e assumere una posizione che sia vantaggiosa per noi – collettività. Invece con il Fracking siamo in presenza di un metodo veramente complesso da intendere per le persone comuni. Perlomeno così appare a me. Anche in articoli chiaramente redatti come questo o quello di Dommarco, devo impegnarmi molto per impadronirmi di quei dettagli che danno concretezza al senso di allarme che ricavo dall’idea generale.
Il semplice pensiero che si spinga dentro la Terra del liquido compresso per spaccare la roccia mi inquieta; non ti dico poi quanto mi preoccupa pensare che quel liquido, forse buona acqua preziosa?, venga addizionato a veleni che si propagano ….
Da quando ho saputo dell’esistenza di questo stramaledetto Fracking – dal tuo primo post sull’argomento – mi sono documentata un po’ scoprendo quanto siamo in ritardo rispetto ad altri paesi nel prendere una posizione per la nostra sicurezza. Mi sembra che i più attivi incisivi arrabbiati siano proprio quelli che ne hanno già fatto triste esperienza: Usa e Canada, dove le persone vedono espandersi dai fianchi delle colline scie di acqua rossastra che si riversa sui campi o che hanno già subito danni alla salute per la radio liberato dalla frantumazione.
E’ ovvio che non dovremmo arrivare a quel punto. E’ necessario riuscire a creare una comunicazione, certo corretta, ma sufficientemente comprensibile per rendere la popolazione consapevole dei pericoli.
Mi sembra di aver compreso dagli articoli una questione molto preoccupante che fa indignare: pur non avendo ancora alcun provvedimento di legge che autorizzi la creazione di siti operativi, il Fracking avviene egualmente nel nostro paese, mentre i media ci inducono a credere che IL problema siano le auto blu dei politici.
Grazie a te e a tutti quelli che hanno dato origine alla rete No Fracking Spero tanto che vi siano molti rilanci di questo articolo e visite al sito. La regola è sempre la stessa, conoscere per salvarsi…
Innazitutto grazie a te per la super-generosità che stai offrendo a me e alla causa. come sempre, c’hai preso in pieno su tutta la linea. Partendo dal fatto che distraggano l’opinione pubblica con sub-problemi, mentre i danni – quelli veri e grossi – li fanno sotto banco (aggiungerei come sempre anche qui). La necessità di avere un’informazione più accessibile è anche la mia. Il fracking lo conosco da tempo. Ma è stato con l’approccio alle traduzioni e alle collaborazioni con OLA e con Dommarco che ho approfondito temi che mi erano veramente oscuri. Sai, la maggiore letteratura scientifica sul mondo minerario è in inglese. E, di conseguenza, sono pochissimi i siti informativi italiani in merito. Anche perchè gli addetti, a partire dagli stessi geologi – pubblicano studi su riviste o libri destinati all’estero. Molto poco rimane qui in patria. I più attivi sono quelli che l’hanno provato sulla propria pelle. Qualche minuto fa ho risposto a un’attivista irlandese che ci faceva gli auguri. Anche lì sono agguerritissimi. Ma lo sono in Argentina, In Sud Africa (con Jonathan Deal e il Karoo), in Australia – individuata dall’EIA come secondo serbatoio mondiale dopo gli USA. Insomma, un casino che la metà basta a farci preoccupare. Di cosa? Sì del radio, del benezene, del piombo, e di un mix di sostanze chimiche (all’incirca 200) che vengono utilizzate e non correttamente o non affatto smaltite (molto rimane sotto terra). Ci sono fotografie aberranti. Scene come il liquido rossastro di cui parli o di bambini già menomati (non posto ma ti darò il link appena lo ritrovo). Ho solo il timore di una cosa, che un pò mi fa girare la testa. Lavoro, crisi sociale, guerre e strategie coloniali, aggressione ambientale, privatizzazione della salute, della cultura e del patrimonio storico-artistico e ancora decine e decine di avvenimenti che stanno sconquassando la quotidianità di ognuno di noi. Però, il flusso di informazioni viaggia ancora su un canale di babbeismo totale. Ancora c’è gente appiccicata alla tivvù a bersi le menate di quello o di talatro, mente forse se leggesse che la Independent Resources ha scritto chiaro e tondo che nei permessi di Ribolla (Grosseto) ha riclassificato l’estrazione da coal bed methane a shale gas (quindi con uso di fracking), forse farebbe cosa utile a se stesso e alla comunità. L’acqua? Un problema. Non a caso ho scritto anche dell’imbottigliamento, un’altra delle rapine a mano armata. Qui non esiste una volontà minima di risolvere i problemi. Si ocntinuano a produrre automobili con motore a combustione fossile, quando da molto tempo è disponibile la tecnologia per le auto ad aria compressa (ne ho citato l’esempio in FIAT: nuovo modello. Idea uno, punto zero se non ricordo male). e lo steso avviene per le energie rinnovabili. Insomma: bisogna dare uno scossone. E NoFracking Italy mi auguro che riceva il sostegno adeguato, non tanto solo per l’opposizione – che lascia il tempo che trova – ma per lo studio e la proposizione di testi di legge definitivi qui e in Europa che vietino tali pratiche dissennate. Magari riscrivendo pure l’estrazione dei fossili convenzionali. Intanto si brinda alla successiva pioggia di soldoni stanziati per le Macro-Regioni, che poi nascono e prevedono proprio assetti energetici comuni. Per farla breve: si costituisce il progetto socio-politico per far eseguire lavori come il TAP o l’elettrodotto Italia-Montenegro (Terna + appalto alla Prysmian; circa 800mln di euro, di cui 400 di cavi sottomarini), e via cantando. Per chiudere, sennò ti faccio una testa così:)! NoFracking è uno dei banchi di prova per riuscire a unire coscienze e volontà di molti, cercando una linea comune e forte per fare fronte comune contro l’impudenza dei potentati dell’energia, che da noi corrisponde anche allo Stato (anche se per poco, visti i numeri dell’assemblea degli azionisti di Eni)!! Un caro saluto e ancora mille e più grazie per la tua estrema generosità. Ti tengo informata su tutto. Un caro saluto,
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